Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: roma

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Manuale Seicento-Settecento

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Argan, Giulio 50 occorrenze

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opere, nonché attraverso la diffusione delle riproduzioni delle opere col mezzo dell’incisione. A Roma, primo centro dell'arte barocca, lavorano

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storia gloriosa come quella di Roma gli umili sono eroi. San Rocco è un condottiero che distribuisce le ricompense alle legioni: le donne sono matrone

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Nel 1595 è a Roma, chiamatovi da Odoardo Farnese, per cui studio privato dipinge l’Ercole al bivio; due anni più tardi comincia la decorazione della

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dichiarava discepolo di Tiziano. A circa vent’anni si stabilì a Roma. Vi rimase fino al 1606 quando, avendo ucciso un giovane in una rissa di gioco, fuggì a

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cultura figurativa barocca comincia dopo la morte del Caravaggio; e che uno dei massimi creatori di quella cultura, il fiammingo RUBENS, ha vissuto a Roma

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L’ultima opera del soggiorno italiano è, nel 1608, la pala per la Chiesa Nuova dell’ordine dei Filippini, a Roma, la stessa per cui avevano lavorato

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, creata al principio del nostro secolo; alcuni pittori - taluni addirittura più anziani di lui — gli sono vicini, ma, già prima della partenza da Roma

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Basti rammentare, fra i fiamminghi, Gerard van Honthorst (1590-1656) (a Roma dal 1610) che nella Decollazione dal Battista a Santa Maria della Scala

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stranieri che lavoravano a Roma ma provenivano da una tradizione non—classica, come la fiamminga, che anteponeva il valore particolare delle cose e dei fatti

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chiaro dal fondo scuro, tenta, in un clima ormai mutato, con l’Allegoria di Roma, eseguita per il cardinale Francesco Barberini nel 1628, l’arduo

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caravaggeschi stranieri a Roma: il francese Le Clerc, l’olandese Honthorst, il tedesco Elsheimer.

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Quando, nel 1605, torna a Roma dal suo secondo, breve, soggiorno in Spagna, ORAZIO BORGIANNI (1578 c.- 1616) è uno dei capi riconosciuti del «partito

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notevoli precedenti fiamminghi: è tuttavia innegabile che, soprattutto nei primissimi decenni del secolo, tra Roma e Napoli, il rigoroso impegno

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degli Incamminati, si fa presto conoscere nel devoto, rigoristico ambiente bolognese. Più volte a Roma nel primo decennio del secolo, assume subito un

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Un’altra, sensazionale apertura si ha con l’arrivo a Roma del GUERCINO (1591-1666): nel brevissimo, ma intenso soggiorno (1621-23) dipinge due opere

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Roma una prima volta già dal 1602 al 1610, attivissimo nella bottega di Annibale, lavorando anche in palazzo Farnese. Ma pur quando, come nel San Luca

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La scultura romana del tardo Manierismo è abbondante, ma di qualità limitata. Ai molti scultori, per lo più ticinesi, che lavorano a Roma si chiedono

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Roma è insieme la Chiesa e lo Stato, il punto d'unione di potestà divina e autorità temporale, il luogo dove la portata dell’immaginazione è tanto

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Tornato a Roma, cercherà invano di emulare il Bernini nella Veronica di San Pietro; gli sarà più facile contraddirlo nelle lunghe, patite, spirituali

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Numerosi i progetti, anche inattuati, di interventi nella determinazione della figura classico-moderna di Roma: demolizioni e ricostruzioni, riforme

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religioso dell’ascetismo pratico del Borromeo; anche il Borromini, a Roma, si fa sostenitore di una cultura settentrionale (prevalentemente palladiana) e

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Giunto a Roma nel 1614, lavora come scalpellino presso il Maderno, suo zio; è quasi un autodidatta; ha il culto di Michelangiolo, ma lo ammira più

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giunge a Roma verso il 1612 si mette subito nella scia di Annibale, interpretandolo in senso puramente decorativo. Il classicismo, per lui, è soprattutto

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Al ritorno a Roma, il Cortona è ormai celebrato, e anziano maestro: negli affreschi della Chiesa Nuova, rivolgendosi al gran pubblico dei fedeli

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Accanto ai tre grandi, è una folta schiera di comprimari, talvolta solo di comparse, a trasformare Roma in città-monumento, espressivo di valori

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fondamentali dell’urbanistica romana: il «monumento» o la storia e il paesaggio o la natura. Ma a Roma, nel Lazio la natura è storia e poesia, come

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A CARLO RAINALDI (1611-1691) si deve la sistemazione dell’ingresso a Roma dal nord con le tre vie (di Ripetta, Lata o del Corso, del Babuino) che

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Roma è stata, nel Seicento, ciò che Parigi sarà, nella prima metà del nostro secolo: il punto di convergenza di artisti di tutti i paesi. La figura

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Molto vicina a quella dell’Algardi è la posizione del fiammingo FRANCESCO DUQUESNOY (1597-1643), attivo dal 1618 a Roma, dove fu amico del Poussin

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quasi tutti i giovani più dotati del periodo. Solo il bolognese ALESSANDRO ALGARDI (1598-1654), a Roma dal 1625, rimane legato alla corrente accademica

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A Roma rimane francese, e non per tradizione pittorica (ai molti compatrioti caravaggeschi preferisce Domenichino, o Reni) ma per la sua filosofia

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suonatrice di chitarra, del Louvre, è un esplicito omaggio al maestro veneto, derivando dagli Andrii, allora a Roma. Ma le interpretazioni di Tiziano sono

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Parallela e complementare alla ricerca poussiniana è quella di un altro grande francese, Claude Gellée detto CLAUDIO LORENESE (Champagne 1600- Roma

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popolare dei Bamboccianti, specialmente del CERQUOZZI (1602-60), del CODAZZI (1603 c.-72), di Jan Miel (1599-1663, a Roma, dal 1636 al ’53), seguaci

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Napoli spagnola, nel Seicento, è in contatto diretto con Roma. Vi si reca, quando la morte di Sisto V ferma i lavori della riforma urbanistica romana

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Delle scuole pittoriche del Seicento la napoletana è, dopo quella di Roma, la più importante. Ne dipende, in gran parte, anche peri vari artisti che

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-1652): formatosi a Roma tra il primo e il secondo decennio del secolo, si trasferisce, nel 1616, a Napoli. Dipinge, ancora a Roma, la serie dei cinque

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mestiere pittorico. Una posizione a parte ha SALVATOR ROSA (1615-16731), napoletano nascita e formazione, ma attivo soprattutto a Roma e a Firenze curiosa

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«genere» in densa poesia, consonante con quella del Poussin e del Testa, da lui conosciuti a Roma tra il 1634 e il 1645. Una ricerca, quella del

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Battistello, sia tramite pittori, come DOMENICO FIASELLA (1589-1669), che da Genova si recano a Roma.

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) e un genovese, lo Strozzi. Per tutti e tre È determinante l’influenza del Rubens. Il Fetti si forma coi Cigoli e frequenta a Roma l’Elsheimer e

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MORAZZONE (1573-1626), che muovono ugualmente dalla tradizione lombarda di Gaudenzio Ferrari ma compiono la loro formazione a Roma nell’ambito del

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riforma urbana di Roma ad opera di Domenico Fontana. Torino diventa la prima capitale di uno stato italiano, e la sua forma si adatta alla funzione. Dopo

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Roma diventa una città alla moda, frequentata dal bel mondo di tutta l’Europa. Ha le rovine dell’antichità, il paesaggio «mitico» dei laghi, il

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A questa corrente borghese, che poteva fare di Roma una città comoda e moderna, pose fine Clemente XII, chiamando il fiorentino ALESSANDRO GALILEI

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Già nel 1730, appena giunto a Roma, aveva precisato la propria posizione nei confronti della dominante barocca dell’architettura locale. Nella

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studiare scultura a Venezia. Le prime opere sono del 1773, ma soltanto nel ’79 si afferma con un’opera importante, Dedalo e Icaro. L’anno stesso va a Roma

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A Roma, il processo di idealizzazione si precisa come processo di sublimazione. Lo stesso Canova non parla di «invenzione» ma di «esecuzione sublime

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Canova la conoscesse (benché a Roma fosse in contatto con persone che certo la conoscevano, per esempio il Fussli), sta di fatto che sente e sentirà

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francese, Ingres, che proprio in quegli anni, a partire dal 1806, andava formando a Roma, non senza l’influenza profonda del Canova, la propria cultura

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